"Carlo Piterà e il realismo fantastico"
di Eli

 

Carlo Piterà


Genovese di adozione, ma Calabrese di nascita, Carlo Piterà è uno dei pochi artisti contemporanei che riesce, con le sue opere, a donarmi grandi emozioni. Incontrandolo ho scoperto, con grande soddisfazione, che è anche un uomo generoso e affabile, intelligente (non ne dubitavo) e attento, educato e ospitale. Carlo mi ha aperto, anzi spalancato, le porte non solo del suo studio, ma addirittura del suo mondo.

Nel disordine perfettamente organizzato, tra i colori gettati su ripiani di legno, pennelli usurati dall’utilizzo e dipinti di grandi dimensioni, affiorano i ricordi e i mille aneddoti che legano ogni opera alle sue esperienze di vita e ai suoi affetti. Posacenere stracolmi di mozziconi raccontano dell’instancabile caparbietà profusa nel perseguire ad ogni costo la sua arte. Un uomo dalle straordinarie capacità che mi invitava a seguirlo, fiero ed umile allo stesso tempo, offrendo ai miei occhi tutto quello che gli era possibile mostrare. Si è rivelato così anche un valente artigiano, capace di assemblare importanti cornici, degne delle opere che accolgono, nonché valente restauratore, tanto di tele quanto di statue lignee.

 

 

La sua è un’arte visionaria, simile a quella di Füssli. Carlo Piterà dà forma a sentimenti, parole, pensieri e sogni, utilizzando immagini, simboli e colori di un mondo surrealista e astratto, dove realtà e fantasia si incontrano e spesso si scambiano i ruoli.
Per Piterà l’immagine è mezzo espressivo capace di racchiudere in sé il mondo reale e vero, testimonianza storica contemporanea, ma anche il concettuale e l’onirico, fusi in un linguaggio universale, durevole e tramandabile nel tempo. La pittura diventa vita, arte e storia dell’uomo, fusa con quella del suo creatore.
L’artista sembra voler inseguire e catturare quel Noumeno Kantiano che allo stesso tempo gli fornisce l’energia e lo obbliga a dedicarsi all’arte con costanza e assoluta dedizione.

 

 

Anni di sperimentazione e perfezionamento gli sono valsi la padronanza di una tecnica pittorica che si ispira al Caravaggio, unita a un innato senso delle proporzioni e buone basi tecnico-geometriche, pilastri sui quali costruisce le fondamenta delle sue rappresentazioni.
Quadri di importanti dimensioni, dipinti con colori ad olio e che rievocano un’epoca rinascimentale, come l’opera intitolata “Crocefissione” del 1992 o “La stanza del cuoco” del 1994.  Ma anche in grado di avere in sé un significativo richiamo al classicismo, come nell’opera Atelier 3- “Apogeo”, o “Le bagnanti” entrambe del 1995 oppure in Atelier 2- “Rinascita” del 1996, dove le sue donne statuarie e perfette paiono incarnare le statue dell’arte classica. Altre figure femminili invece sembrano nate da un libro del romanticismo e avvolgono con i loro atteggiamenti caldi e sensuali, conducendo in un mondo fatato, come nell’opera “L’incantatore”.

 

la iema

 

la gatta

 


Sempre attento ai giochi di ombre e luci, alle proporzioni e alla simbologia, funzionali a dare un senso all’insieme, Piterà riesce spesso ad abbinare soggetti di ieri e di oggi come nelle opere “Pilato”, “Il pettirosso” o “il Collezionista”. Altre volte, invece, i soggetti appartengono all’oggi, al contemporaneo, come in “Habitat” del 2002
Altri soggetti invece rimarranno per sempre sospesi in un tempo indefinito, icone del surrealismo astratto, chiusi in un mistero affascinante e dannato, come nell’opera “I semi del peccato”, dal quale tutto è nato, anche l’arte.

A Carlo Piterà un grazie di cuore.

 
 
 
 
(cliccare sulle fotografie per ingrandirle)

Le fotografie presenti in questa pagina sono parte della giornata trascorsa con Piterà e ritraggono una piccolissima parte del suo universo immaginifico. Per poter ammirare tutte le opere citate nel testo, e approfondire la conoscenza dell’artista invito a visitare il suo sito, http://www.pitera.altervista.org/ ricchissimo di documentazione visiva e di informazioni.



Elisabetta e Carlo Piterà

 

 
 


 
 
 

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